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17 Febbraio 2025

DECRETO AMBIENTE: IL D.LGS 125/2024 È UN PASSO DECISIVO PER LA SOSTENIBILITÀ AZIENDALE.






Il decreto ambiente – D.lgs 125/2024 – ridefinisce le regole della rendicontazione di sostenibilità. L’Italia accoglie ufficialmente la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive).


A cura di Alessandra Vaccari


Il provvedimento, come è noto, allarga la platea delle imprese coinvolte e impone un cambio di passo verso una maggiore trasparenza e responsabilità ESG.

La Direttiva CSRD non è solo un obbligo informativo, ma rappresenta una modifica strutturale al bilancio d’esercizio, integrando la sostenibilità nelle informazioni finanziarie aziendali. Vediamo le nuove regole e le opportunità.

Il decreto ambiente prevede un graduale ampliamento dell’obbligo di rendicontazione, coinvolgendo inizialmente le imprese quotate (in obbligo già dal FY2024), poi dal FY2025 le grandi imprese e, successivamente, le PMI quotate. Tra le principali implicazioni per le aziende troviamo ricadute significative su governance e strategia aziendale. Il decreto ambiente spinge le aziende verso:

  • Adozione di sistemi avanzati per la raccolta e analisi dei dati ESG.
  • Integrazione della sostenibilità nei processi decisionali.
  • Dimostrazione di un impegno concreto verso la trasparenza e l’accountability.

Non solo obblighi, ma anche opportunità: chi saprà adattarsi velocemente potrà migliorare la propria reputazione, attrarre investitori e ottenere un vantaggio competitivo.

IL RISCHIO ESG NON È PIÙ UN DETTAGLIO.

Il decreto ambiente sottolinea l’importanza della gestione del rischio ESG, chiedendo alle imprese come vengono gestiti e mitigati non solo gli impatti ma anche i rischi ambientali, sociali e di governance. Un passaggio chiave per aumentare la resilienza e garantire stabilità nel lungo periodo.

L’adozione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) prevede fasi ben precise:

Redazione e assurance  del Report – Non un semplice documento, ma una parte della relazione sulla gestione del bilancio.

  • Doppia Materialità (DMA) – Non basta più guardare all’impatto aziendale ma le imprese devono valutare i rischi ESG anche in ottica  finanziaria.
  • Identificazione dei temi e delle informative materiali – Selezione dei dati richiesti dagli standard ESRS per garantire una rendicontazione specifica sui temi rilevanti.
  • Definizione di Metriche e KPI – Strutturare informative ESG solide e affidabili
  • Raccolta e Validazione Dati – Un sistema di reporting credibile passa da evidenze  certificabili e coerenti con gli standard richiesti.

ESRS: I DIECI STANDARD DELLA SOSTENIBILITÀ.

La corretta adozione dalla Direttiva CSRD e del decreto ambiente comporta l’uso degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) elaborati da EFRAG e strutturati in dieci standard suddivisi in tre categorie:

Standard Trasversali:

  • ESRS 1: Principi generali di rendicontazione, incluse le regole sulla doppia materialità e la struttura del report.
  • ESRS 2: Informazioni generali obbligatorie su governance, strategia, impatti e gestione del rischio ESG.

Standard Ambientali:

  • ESRS E1: Cambiamento climatico (emissioni, strategie di adattamento e mitigazione).
  • ESRS E2: Inquinamento (emissioni nell’aria, acqua e suolo).
  • ESRS E3: Risorse idriche e marine.
  • ESRS E4: Biodiversità ed ecosistemi.
  • ESRS E5: Uso delle risorse e economia circolare.

Standard Sociali e di Governance:

  • ESRS S1: Forza lavoro dell’impresa (condizioni di lavoro, pari opportunità, diritti umani).
  • ESRS S2: Lavoratori nella catena del valore.
  • ESRS S3: Comunità interessate.
  • ESRS S4: Consumatori e utenti finali.
  • ESRS G1: Governance, condotta aziendale e gestione del rischio.

IN ARRIVO IL DECRETO OMNIBUS: MENO BUROCRAZIA, PIÙ SEMPLICITÀ?

All’orizzonte c’è un nuovo intervento normativo europeo, il cosiddetto “Decreto Omnibus”, che dovrebbe snellire gli obblighi documentali e armonizzare le normative nazionali con gli standard europei. Un aiuto concreto per le imprese, soprattutto per le PMI alle prese con la transizione alla rendicontazione ESG.

Il Decreto 125/2024 non è solo un adeguamento normativo, ma un’occasione per ridefinire il ruolo delle imprese in un’economia più sostenibile e responsabile. Investire nella gestione del rischio ESG e adottare un approccio strategico alla sostenibilità non sarà solo una necessità legale, ma un vero e proprio fattore di crescita e differenziazione sul mercato.

In tal senso è importante che le imprese partano il prima possibile per implementare i processi necessari all’adeguamento normativo. Tra i motivi per iniziare subito:

  1. Migliorare la competitività e la reputazione. Un’azienda che anticipa le richieste della CSRD dimostra trasparenza e impegno, elementi sempre più richiesti da investitori, clienti e stakeholder. Essere pronti significa posizionarsi con un corretto approccio alla sostenibilità e guadagnare credibilità sul mercato.
  2. Evitare rischi e sanzioni. L’adeguamento alla normativa richiede tempo e risorse. Iniziare per tempo consente di evitare corse contro il tempo, errori e possibili sanzioni per non conformità. Un approccio strategico riduce il rischio di impatti negativi sul bilancio e sulle operazioni aziendali.
  3. Ottimizzare i processi e la raccolta dati. La rendicontazione ESG implica la raccolta e gestione di dati complessi. Strutturare un sistema efficace in anticipo permette di integrare gradualmente i nuovi requisiti, evitando problemi operativi e costi imprevisti.

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