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27 Febbraio 2025

IL NUOVO DECRETO OMNIBUS DELL’UE: LA SEMPLIFICAZIONE DELLA CSRD E COSA CAMBIA PER LE IMPRESE.






Nel panorama in continua evoluzione delle normative europee in materia di
sostenibilità, il nuovo Decreto Omnibus dell’Unione Europea si presenta
come una vera e propria svolta.

A cura di Alessandra Vaccari


Presentato recentemente dalla Commissione Europea, questo pacchetto di misure ha l’obiettivo di semplificare alcune normative, rendendo più agile e meno gravoso il percorso verso la sostenibilità per le aziende europee. In particolare, ha riguardato la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), un insieme di regole pensate per obbligare le imprese a fornire all’interno del bilancio finanziario, dettagliate informazioni sul proprio impatto ambientale e sociale.

La proposta sarà ora discussa dal Parlamento Europeo e dal Consiglio UE prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e dell’entrata in vigore.

Ma cosa significa questa semplificazione per le imprese? E come possono orientarsi in questo nuovo contesto normativo?

LA CSRD PRIMA E DOPO IL DECRETO OMNIBUS: COSA CAMBIA?

La CSRD, adottata nel 2022 e recepita in Italia con il D.lgs. 125 del 2024, impone alle aziende di rendicontare con maggiore trasparenza e dettagli le proprie attività relative alla sostenibilità, creando così uno standard comune a livello europeo. Fino a oggi, queste regole si applicavano principalmente alle imprese di grandi dimensioni, cioè quelle con oltre 250 dipendenti o un fatturato significativo. Ma la nuova versione proposta con il decreto Omnibus, rivede alcune di queste condizioni.

SOGLIA DI APPLICAZIONE AMPLIATA.

Una delle modifiche più rilevanti riguarda l’estensione delle soglie di applicazione. Le nuove disposizioni riducono il numero di aziende soggette agli obblighi di rendicontazione, innalzando la soglia a 1.000 dipendenti, esonerando così molte piccole e medie imprese che prima erano incluse. Questo significa che circa l’80% delle aziende italiane, che non raggiungono questa soglia, non dovranno rispettare la CSRD. Tuttavia, le grandi imprese continueranno ad avere un forte impegno a rendicontare in modo dettagliato l’impatto delle loro operazioni.

ELIMINAZIONE DEGLI STANDARD SETTORIALI.

Un altro cambiamento importante riguarda la rimozione degli standard settoriali per la rendicontazione. In passato, alcune industrie erano obbligate a seguire regole specifiche per il settore di appartenenza, ora invece la normativa si applica in modo più uniforme, semplificando la gestione per le aziende e riducendo il rischio di sovrapposizione o conflitti normativi.

SCADENZE POSTICIPATE PER L’ADEGUAMENTO.

Per permettere alle imprese di adattarsi alla nuova normativa, il decreto Omnibus ha previsto due anni di proroga. Questo significa che le aziende avranno più tempo per raccogliere i dati necessari e per implementare i sistemi di reporting richiesti dalla CSRD, riducendo così la pressione immediata di adeguarsi rapidamente a tutte le nuove normative.

COSA DEVONO FARE LE IMPRESE PER CONTINUARE IL PERCORSO DI SOSTENIBILITÀ?

Innanzitutto va chiarito che siamo all’inizio di un iter legislativo che richiederà almeno un anno per la approvazione e che fino ad allora rimangono in vigore le normative attuali.

Di conseguenza le imprese che decidono di fermare i processi di rendicontazione si potrebbero trovare non compliance nel 2026.

Inoltre, se il nuovo decreto offrirà maggiore flessibilità per le imprese più piccole, per quelle più grandi il messaggio è chiaro: la sostenibilità rimane una priorità e le aziende devono continuare a impegnarsi attivamente in questo campo. Ecco alcuni passi chiave che le imprese devono intraprendere per allinearsi al nuovo contesto normativo e proseguire nel loro percorso di sostenibilità:

1. Monitorare costantemente le normative
Le aziende devono rimanere aggiornate sui cambiamenti normativi in corso, non solo in Europa, ma anche a livello globale. Le politiche ambientali e sociali sono in continua evoluzione e le imprese devono essere pronte a rispondere tempestivamente a nuove disposizioni legislative. Ricordiamo in tal senso la direttiva ecodesign, il regolamento sulle materie prime critiche europee, il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), il PPWR (Regolamento imballaggi),  la direttiva Green Claim e non ultimo l’accordo, presentato il 26 febbraio dalla Commissione europea, il Clean Industrial Deal, che contiene diverse misure dall’energia alla circolarità, finalizzato alla decarbonizzazione dell’industria manifatturiera in Europa

2. Adeguarsi ai nuovi standard di rendicontazione
Le grandi imprese che continuano ad essere soggette alla CSRD devono garantire che i loro processi di rendicontazione siano allineati agli standard semplificati. Questo potrebbe includere la revisione delle metodologie di raccolta dati, l’aggiornamento dei report e l’assicurarsi che le informazioni siano comprensibili per tutti gli stakeholder, non solo per gli investitori. Le imprese che risultano escluse dal perimetro CSRD dovranno adottare standard ESG semplificati che richiedono comunque la implementazione di processi e procedure.

3. Investire in sistemi di gestione della sostenibilità
Anche se alcune piccole e medie imprese sono esentate dalle obbligazioni di rendicontazione, un numero crescente di consumatori, banche, investitori e partner commerciali cerca segnali concreti di impegno verso la sostenibilità. Investire in soluzioni innovative che monitorano e ottimizzano l’impatto ambientale e sociale delle attività aziendali diventa quindi fondamentale non solo per rimanere competitivi, ma anche per rispondere alle aspettative sociali. La doppia materialità e i sistemi di gestione sono processi imprescindibili nel percorso.

4. Cultura della sostenibilità
Le imprese, siano esse soggette alla CSRD o meno, devono accrescere la cultura della sostenibilità anche con un impegno costante di verifica dei progressi e delle difficoltà legate alla sostenibilità, perché rimane fondamentale rafforzare la fiducia con i propri interlocutori, siano essi clienti, dipendenti, o investitori. Bene la minore enfasi sulla regolamentazione ma focus sulla importanza dei fattori ESG per la competitività.

UNA NUOVA ERA PER LA SOSTENIBILITÀ AZIENDALE.

Il Decreto Omnibus non è solo un atto normativo, ma un vero e proprio invito a una riflessione più ampia sulla sostenibilità aziendale. Sebbene il nuovo decreto introduca semplificazioni, non c’è dubbio che l’agenda sostenibile delle imprese continuerà a essere sotto i riflettori. Le modifiche non eliminano l’importanza dell’impegno in termini di ambiente, sociale e governance, ma cercano di rendere il percorso più gestibile, promuovendo un equilibrio tra trasparenza e competitività.

Per le imprese europee, il percorso di sostenibilità è ormai inarrestabile e le modifiche legislative sono solo un punto di partenza per affrontare le sfide globali di oggi e di domani.

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